La storia commuovente di Delia e Pietro che dopo essere stati al Nido d’ Amore ci raccontano di: quando l’ Amore sconfigge ogni male.   Ci eravamo appena amati. I

La storia commuovente di Delia e Pietro che dopo essere stati al Nido d’ Amore ci raccontano di: quando l’ Amore sconfigge ogni male.

 

Ci eravamo appena amati.

I nostri corpi esausti e sfiniti d’amore scivolarono via, si staccarono pian piano l’uno dall’altro, delicati e leggeri si dicevano arrivederci e riprendevano i loro confini.

Ritornarono ad avere vita propria, dopo momenti di sfrenata dipendenza.

C’eravamo abbandonati alla fame dell’altro.

Delia era adesso sdraiata accanto a me, profumata, respirava a pieni polmoni, ritrovando fiato sulla terra ferma. Dio quel profumo quanto mi faceva impazzire.

La sua speciale fragranza, un mix di cielo e primavera mi conquistava, obbedivo sopraffatto a quel profumo senza opporre resistenza, ogni volta che lei voleva. Si concentrava soprattutto sul collo, dietro l’orecchio, quando ero così fortunato da affondarci il viso sparivo dalla terra, mi rendevo conto di quanto Dio e il paradiso fossero reali.

Il vento le regalava ossigeno e le accarezzava i capelli e la pelle nuda, illuminata dalla luna che colorandola d’argento la faceva sembrare la più bella stella caduta dal cielo.

Era la pelle più bella che avessi mai visto e toccato, luminosa e morbida; curioso, passavo le mie dita su ogni suo millimetro, sul viso era dolce e delicata, sulla curva tra il collo e le spalle, liscia e sensuale, mi invitava a scoprirla di più, la accarezzavo dal polso all’interno del suo gomito, da quelle parti mi raccontava la sua storia. Le sue braccia da donna forte avevano attraversato la vita, battaglie combattute, cose perse e cose agguantate, abbracci raccolti o rifiutati.

Ero orgoglioso di quelle braccia perché nonostante la vita le avesse provate erano rimaste quelle di una bambina.

Era un fiore, mi ero innamorato almeno cento volte della sua luminosità, Delia mi regalava pura energia e si prendeva la parte migliore di me, il me che sapeva amare e che si lasciava amare, in realtà era l’unica a conoscere quella parte. Con lei mi trasformavo, il bisogno di renderla felice era più forte del mio egoismo, il suo sorriso mi nutriva, sotto a quello, l’oscurità.

Quando un uomo sa mettere da parte l’amor per sé per un fiore, scopre il valore dell’amore nella sua forma più alta.

Delia mi aveva insegnato a combattere per questo, la mia paladina mi aveva preso un giorno per mano e mi aveva mostrato cosa significava saper amare senza riserve e confini.

Avevo 32 anni e Delia era stata il mio unico Amore. Era l’unica forma di vita con la quale avevo imparato che il mondo non era solo sofferenza e delusione, era l’unico filo con l’altro capo, una corrente così potente da correggere le rotte invisibili di un futuro che sembrava già scritto, era la magia inspiegabile delle energie dell’universo che si concentrano in un unico punto, era una sorpresa inaspettata e quando cercavo di spiegarla mi rendevo conto che non si poteva ascoltare e comprendere, era quelle due famose rette parallele che si crede che non si incontrino mai ma alla fine fregano tutti, anche le leggi della geometria, era la mia prova inconfutabile che esiste qualcosa al di fuori della logica, noi c’eravamo incontrati li.

Ogni giorno mi sveglio e mi sento l’uomo più fortunato di tutti, potrei morire domani e sarei comunque l’essere più felice mai esistito sulla terra.

Era agosto, ero in spiaggia ed attendevo la sera.

Ad agosto le giornate non sono più lunghe come all’inizio dell’estate, agosto ci ricorda che tra poco non è più estate, come il dessert in un ristorante segna la fine di qualcosa.

Il sole piano piano scendeva dietro al mare incendiandolo, le nuvole prendevano il colore dell’arancio, diventavano peso e sostanza.

Esplodeva silenzioso ed eterno il tramonto e il tempo non esisteva più.

Tutto per un istante si era fermato, una parentesi di fuoco permetteva a chiunque su questa terra volesse di premere pausa, lasciare tutto e prendersi un attimo, di respirare una boccata di meraviglia, ed io non me lo ero perso, oggi forse avevo perso molte cose, ma la natura mi stava regalando un significato, mi aveva mostrato un’appartenenza, un punto di inizio e di ritrovo.

Poi d’improvviso una figura trasformò il tramonto, mi concentrai a guardare meglio, fu proprio da quel preciso istante che mi resi conto che i miracoli esistono, chi può trasformare un tramonto? La natura stessa può coprirlo, può eclissarlo, può velarlo, ma non può trasformarlo.

Rimasi incantato.

I miei occhi come una macchina fotografica misero a fuoco quella seduzione di intenti, che insieme ai suoi capelli era entrata prepotentemente in questo mio tramonto e stava danzando sinuosa, creando scie di colore, forma e suono. Furtiva aveva rapito i miei occhi.

Che blasfemia! Avevo rinnegato la meraviglia più potente al mondo che per lei era diventata uno sfondo.

Era forse una sirena o il mare mi aveva drogato?

Delia mi venne incontro perché io non riuscivo a muovermi e soprattutto non avevo intenzione di staccargli gli occhi di dosso, ad ogni passo che faceva potevo sentire la nostra chimica crearsi dal nulla, proveniva da molto lontano, un big bang invisibile e muto ci ingoiò in un intenso campo magnetico di influenza, fatto di secondi di attese, ma certezze già stabilite, ad ogni passo diventava realtà, la distanza si trasformava in prossimità ed io sentivo l’animale che abitava in me diventare protagonista, volevo già baciarla, il cervello si annebbiò un po’, sopraffatto e stordito dal mio desiderio.

“Che musica stai ballando?” fu l’unica cosa che riuscii a chiederle, le parole mi uscivano fuori stroncate dallo stupore, adesso ero così vicino da poter osservare nitido il suo viso così pulito e fresco, senza ombra di imbarazzo o incertezza mi sorrise e mi sembrò che il mio cuore si tuffasse nel profondo dei miei sensi, per non tornare forse più.

Sembrava una fata, una Dea, qualcosa che su questa terra assomigliava solo ai miei scenari naturali preferiti, potevo rimanere a bocca aperta o potevo prendermela. La volevo come non avevo mai voluto nulla prima, come qualcosa di essenziale, ed ero convinto che mi avrebbe cambiato per sempre. Delia mi ristrutturò cervello, convinzioni e cuore.

Attraversammo insieme un inverno caldo d’Amore in due, isolati dal mondo, ma c’era qualcun’altro tra noi che giocava a far sparire la luce nei nostri occhi.

Qualche giorno dopo aver incontrato Delia mi raccontò che aveva il cancro, mi chiese di non innamorarmi dei suoi capelli, perché da lì a poco se ne sarebbero andati, mi fece promettere di non piangere mai di fronte a lei, perché avrei alimentato quella bestia feroce, mi fece amare la sua forza e voglia di combattere a denti stretti più di ogni altra cosa, la malattia cercava di spegnerla, ma la forza che aveva dentro scalciava per venir fuori.

C’erano giorni in cui Delia non riusciva nemmeno a parlare da quanto fosse stanca, si limitava a comunicare con i suoi occhi che erano diventati liquidi e trasparenti, lì dentro potevo vedere in faccia la brutale crudeltà della vita, li guardavo ed ero incazzato, non poteva portarmela via, li guardavo e riuscivo a vivere solo in quel momento, avevo bisogno di viverla, anche se viverla voleva dire soffrire con lei. Un dolore mai immaginato dominava la nostra storia e noi combattevamo contro i mulini a vento, insieme.

Ero lì ogni volta che il medico, di fronte a noi corrugava la fronte senza capire perché le chemio non funzionassero, ero lì quando dopo ogni ciclo vomitava e poi si buttava sul letto più morta che viva, ero lì ogni volta che aspettava una bella notizia che non arrivava mai, ero lì e rimanevo a guardarla dormire agonizzante ed avevo paura, per lei, per me, che quello fosse l’ultimo momento della sua vita e allora mi accorgevo che le lacrime scendevano incontrollate, di nascosto a lei il mio dolore prendeva vita, distante, lontano dai suoi occhi perché non era giusto, io la stavo perdendo, ma lei stava perdendo me e la sua vita.

Ed ero lì soprattutto quando lei divorata e sconfitta mi accarezzava una guancia, in quella carezza così piena di gratitudine e amore i miei occhi affogavano in un mare di agonia e amore, soffrivo con lei, ed ero frustrato nel non poter far niente, come collegato da un cordone ombelicale cercavo di alleviare le sue pene infernali inutilmente.

Chissà se ci sono mai riuscito.

A me bastava solo una sua carezza al giorno per vivere. Che Delia fosse un essere superiore me ne ero accorto da come nonostante stesse morendo, riusciva con il suo tocco a darmi vita. Non potevo che vivere per lei, insieme a lei e per lei.

Alla fine dell’inverno i dottori cominciavo a scorgere un barlume di miglioramento, Delia era a pezzi, era dimagrita di 10 kg, non aveva più capelli, quando camminava avevo paura che gli si strappassero le ossa, la sua pelle aveva perso il suo meraviglioso colore, sembrava un cencio sbattuto per strada.

In questi mesi non perse mai la speranza, combatteva senza armi, amava senza energie, ci provò in ogni singolo istante e si rimise in piedi. Era la creatura più forte del mondo.

Una boccata di ossigeno, un viaggio si meritava, volevo portarla in paradiso, lontano dai dolori, volevo farla vivere di gioia e di vizi, di amore e di noi.

Un giorno ero su Facebook, prima di addormentarmi mi alleggerivo con le storie semplici dei miei amici, quando vidi un video di due ragazzi dentro una vasca idromassaggio che bevevano Champagne e mangiavano ostriche… approfondii.

Era esattamente quello di cui aveva bisogno, quello di cui avevamo bisogno. Un Nido d’Amore.

Noi due, la location di un lago incantato, due notti fuori dal mondo, cullati dal romanticismo. Avevo scelto tutto nei minimi dettagli, avevo bisogno di farla felice, di dargli un premio per tutte quelle battaglie affrontate senza mai arrendersi, volevo inondarla d’ Amore.

Quella mattina aspettai che uscisse di casa per mettere in atto il mio piano, composi il numero, il cuore mi batteva a mille, contavo già gli attimi alla rovescia, avevo sempre amato le attese, sono loro a dimostrarti la vera importanza di un evento.

Due squilli e rispose Eleonora, una voce fresca e squillante mi accolse, raccontai la storia di Delia e fu sinceramente felice di aiutarmi, si mise all’opera e mi consigliò alla perfezione ciò che avevo già in mente, ne fui felice.

Avevamo scelto insieme di farle un sacco di sorprese, a partire da un aperitivo a base di ostriche e Champagne su un gazebo palafitta in mezzo a lago, sarebbe stato il punto di partenza.

A seguire avevo deciso per una piccola caccia al tesoro con dei bigliettini lungo il percorso che portava dal gazebo alla nostra Suite, ne avevo scelta una che mi ricordava Delia, color oro preziosa e piena di luce, una Suite che ci avrebbe abbagliati d’ amore.

Per cena avevo riservato un Oasi privata sulla terrazza panoramica dell’Hotel, da lì si poteva godere della vista migliore di tutto il lago. Avevamo a disposizione anche una jacuzzi, immaginavo Delia immergersi rilassata con il buio che calava e la sua pelle bagnata illuminata solo dalle stelle.

All’arrivo ci accolsero come se ci conoscessero da tempo, io ero agitato come non mai, volevo che fosse tutto perfetto, volevo che gioisse di ogni mio piccolo dono. Quel giorno Delia era bellissima, aveva quella luce negli occhi che amavo tanto, la sua pelle aveva ritrovato la sua sfumatura rosea, ed i capelli erano tornati anche se timidi, adesso li aveva quasi a spazzola, nel suo sorriso la pace di chi non ha più nulla da temere, la strinsi forte.

Quel giorno fu memorabile, impossibile dimenticarlo, vivemmo un sogno ad occhi aperti, trovammo la felicità che avevamo perso.

Le sorprese riuscirono tutte alla perfezione, insieme a tutto lo staff che con passione e coinvolgimento mi aiutò in ogni passo.

Delia fu sorpresa e felice di ogni mio gesto, tra lacrime, sorrisi, sguardi pieni d’amore e gratitudine, aprì ogni mio biglietto in cui le ricordavo quanto per me fosse ossigeno, quanta paura, quanta speranza persa e ritrovata, quanto dolore e quanto odio per ciò che non ci meritavamo, ogni biglietto se lo portava vicino al cuore e lo riponeva con cura in tasca, la prova scritta di quanto l’amassi.

Ci meritavamo tutto quello che su questa terrazza adesso stavamo vivendo, il suo profumo, il suo cuore che batteva sano, la passione che ci eravamo appena donati con naturalezza e bisogno. Tutto l’amore che avevamo messo in circolo nell’aria era stato più forte, del dolore e del cancro.

Percorsi ancora una volta con il dito l’interno del suo braccio ed incastrai le mie dita nelle sue, mi sentii avvolto dal suo morbido calore, senza dire niente la tenni per mano, le parole da tempo non servivano più, i nostri corpi parlavano da soli sotto le stelle, si promettevano di non staccarsi mai.

Con un sorriso socchiuse gli occhi e si addormentò, l’alba stava arrivando, il giorno rinasceva con noi.

Quel nuovo giorno, mentre Delia dormiva tra le mie braccia, mi insegnò a rialzarmi e a sorridere, mentre il sole veniva su dai monti e dipingeva il lago di colori, sentii tutta la forza della vita investirci. Nessuno ci avrebbe fatto più male, e anche se fosse stato, la nostra felicità e il nostro amore sarebbe andato oltre, era diventato eterno ed era stato battezzato dalla luce della vita.

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